In occasione della 3a Giornata della cultura artigiana l’Ufficio Studi di Confartigianato ha pubblicato il report ‘IA e complementarietà, l’equazione dell’Intelligenza Artigiana – Key data della cultura artigiana’. L’evento celebrativo della Giornata si è svolto il 19 marzo 2024 , giornata di San Giuseppe, patrono degli artigiani, al Teatro Rossini di Pesaro, Capitale italiana della Cultura 2024.
La prima parte del report esamina la complementarietà tra le competenze imprenditoriali e le applicazioni di intelligenza artificiale (IA) un’equazione che definisce l’Intelligenza Artigiana. Si delinea – come evidenziato nella nota stampa diffusa per l’evento – l’uso pionieristico, ma crescente, da parte delle piccole imprese delle soluzioni di IA e dei sistemi di produzione robotizzati, seppur in un contesto caratterizzato dalle carenza di manodopera con competenze digitali avanzate 4.0.
La seconda parte del lavoro presenta alcuni key data che descrivono i punti di forza dell’artigianato relativi al lavoro, alla formazione dei giovani, alla biodiversità e alle specializzazioni dei territori italiani, alla sostenibilità sociale, alla produzione dei distretti del made in Italy e al più contenuto impatto sull’ambiente. Ecco un breve riepilogo dei key data.
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Key data della cultura artigiana – Presenza e punti di forza dell’artigianato nell’economia italiana
- In Italia l’occupazione nell’artigianato supera del 42,0% quella dei gruppi multinazionali italiani. Nelle regioni meridionali l’occupazione dell’artigianato, oltre ad essere più che doppia (+121,2%) rispetto quella dei gruppi multinazionali italiani, supera del 26,0% quella di tutti i gruppi multinazionali, italiani ed esteri.
- Leadership europea del made in Italy a vocazione artigiana – L’Italia è prima in Ue per occupazione in 14 settori manifatturieri. In 9 di questi comparti nel comparto della moda, gioielleria e della lavorazione delle pietre, vi è una elevata vocazione artigiana, con 151mila addetti nell’artigianato che rappresentano oltre un terzo (35,3%) dell’occupazione dei settori in esame.
- La biodiversità del made in Italy e le mille specializzazioni dell’artigianato – Numerose attività dell’artigianato poggiano su radici secolari e su un saper fare tramandato attraverso generazioni che si concretizza in una presenza di imprenditori e lavoratori specializzati, possessori di know how che garantisce una produzione di elevata qualità. Se prendiamo in considerazione i 52 settori con oltre mille addetti nel totale nazionale delle imprese artigiane i territori rappresentati dalle 107 province italiane, contiamo 1.031 specializzazioni produttive dell’artigianato, di cui 433 nella manifattura.
- Nei 141 distretti manifatturieri si addensano 361mila occupati in 80mila imprese artigiane manifatturiere, il 42,1% dell’occupazione dell’artigianato manifatturiero. Nei distretti del made in Italy circa 2 imprese manifatturiere su 3 (63,3%) sono artigiane.
- Una analisi dello spazio economico mediante raggruppamenti dei sistemi locali di lavoro delineano i cluster territoriali ad alta presenza di artigianato: il cuore verde con 224mila imprese artigiane e 581mila addetti che rappresentano il 21,7% dell’occupazione totale delle imprese, il Mezzogiorno interno con 58mila imprese artigiane e 124mila addetti che rappresentano il 20,8% dell’occupazione totale, la città diffusa con 267mila imprese artigiane e 764mila addetti che rappresentano il 19% dell’occupazione totale e l’altro Sud con 94mila imprese artigiane pari al 17,7% dell’occupazione totale.
- I territori ad alta resilienza dell’artigianato nei due anni di guerra – Nelle 7 regioni con la migliore performance di recupero del tasso di occupazione tra il 2021 e il 2023 l’artigianato rappresenta il 18,4% degli occupati delle imprese presenti in queste regioni, quota di 5 punti superiore al 13,4% delle restanti 13 regioni. Nelle prime 20 province più performanti per crescita del tasso di occupazione tra il 2021 e il 2023 l’artigianato rappresentano il 18,2 % degli occupati delle imprese presenti in questi territori, quota superiore di quasi quattro punti al 14,4% delle restanti province.
- Artigianato, collante della società, del territorio e delle città – Se non ci fosse l’artigianato in 2.429 comuni l’occupazione si ridurrebbe di un almeno terzo e per 720 di questi l’occupazione sarebbe più che dimezzata. In questi comuni l’artigianato pesa il 40,1% dell’occupazione complessiva. Si tratta prevalentemente di piccoli comuni, di montagna e collina e localizzati in zone rurali o scarsamente popolate. L’artigianato arricchisce l’offerta dei maggiori centri urbani. Nei 116 comuni capoluoghi di provincia, città metropolitane e i maggiori comuni non capoluogo (con almeno 80mila abitanti).si addensa circa un quarto (23,8%) dell’occupazione dell’artigianato (623.340 addetti).
- Artigianato, maestri del lavoro e occupazione più stabile – Nell’arco di sei anni nelle imprese artigiane si sono formati e avviati al lavoro con il contratto di apprendistato oltre 502mila giovani under 30. I contratti di lavoro stabili sono più diffusi tra gli assunti nelle imprese artigiane. Nel 2023 le assunzioni con contratto di lavoro a tempo indeterminato e di apprendistato nell’artigianato sono il 38,7% del totale, 8,1 punti superiore a quello delle imprese non artigiane.
- Nell’artigianato è più intesa la domanda di competenze green – Nelle imprese artigiane è più elevata l’intensità della richiesta di elevate competenze green, richieste per il 46,5% delle entrate, oltre cinque punti superiore al 41,3% delle imprese non artigiane e oltre undici punti superiore al 35,0% delle imprese medio-grandi.
- La bassa impronta ecologica dell’artigianato – L’intensità di emissioni nelle imprese artigiane, valutate con le emissioni di gas serra per addetti, è del 46,5% inferiore alla media delle imprese non artigiane.