SETTORE BENESSERE: I parrucchieri hanno un diavolo per capello. Ma non sono i soli…

Posted By Daniela Montalbano on Apr 29, 2020 | 0 comments


DIAMOCI UN TAGLIO: PARRUCCHIERI IN RIVOLTA. IL PAESE LI HA DIMENTICATI

Quale impresa, quale sanità e quale scuola?Quale ambiente, quale infrastruttura e quale gioventù?Quale digitale, quale innovazione e quale sicurezza?Quale Italia, nel bel mezzo della crisi ma, soprattutto, dopo?

La ricostruzione è una bella parola che, oggi, risuona sulle colonne del Corriere della Sera all’indomani della partenza della Fase 2: «L’inizio non è brillante. Le ultime scelte (del Governo) hanno portato più dubbi che certezze. Dalle messe ai congiunti, dalle attività sportive alle seconde case: sì, no, però. Forse fioccheranno fidanzati e cugini. Dentro la Regione e a volte fuori, magari al mare, chissà sui monti. Ma va peggio per chi (se va bene) riaprirà a giugno: parrucchieri, bar, ristoranti.
La lista è lunga: senza un aiuto, uno scatto, non ce la possono fare. Anche sopravvivere fa parte della salute».

Parlatene con un acconciatore o un’estetista: riaprire il 1° giugno, lo ha detto a chiare lettere Confartigianato è inaccettabile.
Le imprese del settore sono in ginocchio e prossime al collasso con una perdita di più di 1 miliardo di euro, pari al 18,1% del fatturato annuo. Imprese a rischio e 49mila addetti del settore che potrebbero restare senza un lavoro. E questo nonostante il settore Benessere avesse inviato poco tempo fa, al ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, un documento nel quale si avanzavano proposte sensate su come ridurre gli orari di apertura, rispettare rigorosamente le distanze, esercitare esclusivamente su appuntamento. Non c’è mai stata una risposta. Così come non ci sarà ad un’altra domanda che l’Associazione ha diretto alla politica: «Nessuno si sta chiedendo cosa ne sarà di questi professionisti da qui ai prossimi 35 lunghissimi giorni?». Questo è un errore inaccettabile, perché gli imprenditori – acconciatori ed estetisti – in questi due mesi di emergenza hanno dimostrato «una profondissima coscienza civica. Hanno scelto di schierarsi con responsabilità dalla parte del Paese e della sicurezza. Ma questo Paese, oggi, li ha dimenticati. Sacrificandoli ad altri settori, o chissà a quali altri interessi». Sacrificandoli all’abusivismo e al lavoro nero, con coiffeur a domicilio che si sono mossi senza alcuna precauzione sanitaria.

C’E’ CHI DICE NO: L’ESTATE POTREBBE AIUTARCI, MA IL VIRUS E’ FRA NOI Microbiologo docente all’Università di Padova, Andrea Crisanti ha salvato il Veneto dal coronavirus e della “Fase 2” ne fa una questione di salute: «Le decisioni (del Governo) sembrano prese più sulla scorta di spinte emotive e di interessi di parte che sui numeri». E’ per questo che il professore non avrebbe mai fissato la riapertura al 4 maggio: «Non in queste condizioni: i numeri sono uguali ai giorni del lockdown», dice a Repubblica. Aggiungendo che «questa partita non si vince negli ospedali, ma sul territorio, per individuare i focolai nella Fase 2 ci vogliono diagnosi fatte via telefono; vanno geolocalizzati i possibili casi e con software che già esistono si può capire se in una certa area si sta formando un cluster. Se si ha questo sospetto, si chiude l’area e si fanno tamponi a tutti. L’unica cosa che funziona».E se il caldo potrebbe attenuare la virulenza, è anche vero che «con l’autunno rischiamo di ritrovarci al punto di partenza. E se possiamo accettare di essere stati colti di sorpresa a febbraio, possiamo tollerare che in questi due mesi non sia stato fatto molto per preparare dal punto di vista sanitario la Fase 2, farsi trovare impreparati anche il prossimo ottobre sarebbe gravissimo».
Dunque, anche se l’estate sarà bella e calda nessuno di noi potrà abbassare la guardia: parola di Walter Ricciardi, esperto di sanità pubblica di fama internazionale. «Il virus circola lo stesso – dice il professore alla Stampa – e dovremo continuare a rispettare le regole igieniche e sul distanziamento. Però, potremmo conviverci meglio».

DONNE SPAZZATE: QUALCUNA PROPONE LO “SCIOPERO AL CONTRARIO”Lo scrive il Corriere della Sera: «Negli ultimi 10 anni, un settore in larga parte maschile come l’industria ha lasciato sul terreno capacità produttive mentre le donne, impiegate più spesso nei servizi, sono riuscite ad aumentare il loro tasso di occupazione. Fin d’ora, invece, è chiaro che, nell’immediato, saranno penalizzati dalla pandemia quei settori nei quali le donne hanno trovato opportunità di lavoro in cambio di flessibilità: commercio e turismo. Se a questo si aggiunge la difficoltà a riorganizzare la gestione dei figli, con le scuole chiuse e i nonni fuori gioco per la quarantena preventiva, diventa concreto il timore di un ritorno a casa obbligato per le donne».

Gli strumenti messi a disposizione dal Governo non mancano: dal bonus babysitter alla Cassa Covid. Ma alle donne che torneranno a casa con gli ammortizzatori, «bisogna aggiungere le lavoratrici che da metà marzo a casa ci sono già. In smart working. Per queste addette al marketing, al personale o alla contabilità, il doppio lavoro a oltranza – figli e famiglia, pc e videoconferenze – rischia di diventare strutturale», sottolinea il quotidiano.

Un piano per l’infanzia, per i giovani, per ritornare sui banchi ci deve essere: lo chiedono associazioni e comitati. Così c’è chi vuole riaprire i cortili delle scuole e chi propone uno «sciopero al contrario il 4 maggio. Con le donne-mamme nei luoghi di lavoro e i padri a casa».