Semplificare non è semplice: ci vogliono talenti e competenze E-FATTURA: ENTRATA IN VIGORE SCAGLIONATA, MA SOLO PER LE SANZIONI

Posted By Antonio Alivesi on Set 18, 2018 | 0 comments


Dapprima ci si innamora dell’idea – sospinti dal bisogno di migliorare la propria competitività – ma poi ci si accorge che il percorso della semplificazione non è così immediato.

Parliamo di fattura elettronica perché ne parleremo sempre più: nei primi cinque mesi dell’anno, oltre il 97% delle e-fatture transitate dal Sistema di Interscambio (SdI) è stato indirizzato alla PA; gli invii tra privati non sono arrivati al 2% del totale (circa 50mila fatture al mese). Siamo lontani dalle stime del governo: l’obiettivo è quello di raggiungere i 158 milioni di fatture digitali mensili che dovrebbero essere emesse con l’obbligo a regime.

E allora che si fa? Sul piatto si lancia un restyling di “Fatture e corrispettivi”, il sito internet gratuito delle Entrati con cui i piccoli operatori possono inviare e conservare le e-fatture emesse; dall’altro, invece, si pensa di tagliare ulteriormente gli adempimenti cominciando, magari, dall’eliminazione dell’obbligo di comunicare i dati delle liquidazioni Iva.

Confartigianato Imprese, insiste: «La platea non è ancora del tutto definita, e ancora oggi alle nostre imprese arrivano fatture analogiche, con normale mail, quando invece dovrebbero già essere digitalizzate in formato Xml». Entrata in vigore scaglionata? Sì, ma solo per quanto riguarda le sanzioni. Su questa linea, si trovano d’accordo tutte le associazioni di categoria e i commercialisti.

SEMPLIFICARE LA PA? LA TECNOLOGIA, DA SOLA NON BASTA
Bello semplificare, se ci si riesce. Diego Piacentini, commissario straordinario per l’Agenda digitale, era presente al Forum di Cernobbio. A lui il compito di innovare la pubblica amministrazione. Come? La sua ricetta sembra semplice: «Servono leader, esempi e motivazione. Da sola, la tecnologia non basta». In poche parole Piacentini – che arriva dritto da esperienze in Apple e Amazon – fa leva sul talento umano, perché «non basta digitalizzare il presente investendo nell’informazione, bisogna cambiare i processi e supportare la trasformazione creando competenze». Le maggiori pecche della macchina italiana? Due: «La produzione eccessiva di leggi e la complessità senza eguali delle regole su come operare tra pubblico e privato». Digitalizzando la PA, si potrebbero risparmiare circa 6,4 miliardi l’anno: lo 0,4% del Pil italiano.

REGOLAMENTO PRIVACY: LA NORMATIVA SI COMPLICA
A non essere molto “semplificato” è il Gdpr europeo. Mercoledì entra in vigore il decreto 101, che coordina la vecchia normativa italiana con il regolamento della UE divenuto operativo il 25 maggio. Qualche problema – lo ricordiamo qui dopo averlo già trattato nei giorni scorsi – c’è: l’apparato normativo è complesso perché composto dal Gdpr e dal decreto 101. Quest’ultimo, a sua volta, è formato dalle regole che vivono di vita propria e dalle modifiche al vecchio codice della privacy. L’altra difficoltà è l’incompletezza del corpus giuridico, perché all’appello manca ancora la ricognizione dei codici deontologici e le autorizzazioni generali. Insomma il Garante dovrà fare gli straordinari per gestire il contenzioso pregresso, occuparsi delle sanzioni comminate prima del 25 maggio e monitorare l’applicazione del Gdpr.

LA PACE FISCALE IN TRE MOSSE: AD OGNUNO LA SUA ALIQUOTA
Meno male che – forse – ci sarà la pace fiscale. Per ora è tutto un gran cantiere, ma si può già ipotizzare il suo funzionamento attraverso le tre aliquote previste inizialmente dal governo: quella al 6% varrà per debiti superiori ai 10mila euro (l’importo da pagare con il meccanismo di “saldo e stralcio” sarà pari a 600 euro), quella al 10% interesserà i debiti di 150mila euro (l’importo da pagare sarà di 15mila euro), mentre quella al 25% sarà diretta su debiti di 1 milione di euro di un contribuente in buone condizioni economiche (l’importo da pagare raggiungerà i 250mila euro). Alla pace fiscale, si aggiungerà una nuova edizione della voluntary disclosure per il rientro dall’estero dei capitali non denunciati ma anche per quelli “nascosti” nelle casette di sicurezza o in casa. In ultimo, il governo istituirà una sorta di “transazione fiscale” per permettere ai contribuenti di evitare il contenzioso fiscale accordandosi con l’Agenzia delle Entrate sulla base della propria situazione patrimoniale e reddituale.