Plastic tax dimezzata e occupazione nelle Pmi, ma tanti sono gli ostacoli alla crescita felice…

Posted By Daniela Montalbano on Nov 30, 2019 | 0 comments


PLASTIC TAX DIMEZZATA
Confartigianato Imprese non ha mai cambiato idea, modificato la sua posizione o alleggerito le sue richieste: la “Plastica tax” non porta alcun contributo allo sviluppo tecnologico delle imprese e non sostiene il riciclo. E’ di oggi la notizia – la leggiamo su “La Repubblica” – di una “tassa sulla plastica” dimezzata e che sarà «profondamente rivista», ha detto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. L’imposta, infatti, scenderà da 1 euro al chilogrammo a 50 centesimi, mentre «per la riciclata non ci sarà tassazione, come pure saranno esenti tutti i dispositivi sanitari monouso (non solo le siringhe)». Il ministro Gualtieri ha anche annunciato la decisione di «lanciare un tavolo permanente per un grande piano nazionale della plastica con tutti gli operatori della filiera».

CARI RAGAZZI, SCEGLIETE IL MANIFATTURIERO
Un nuovo dipendente ogni sei già occupati nelle piccole e medie imprese della provincia di Varese. Vale a dire 1.571 su 9.222 (compresi turnover e ricambio generazionale). Lo dice l’ultima rilevazione dell’Osservatorio per il Mercato del Lavoro di Confartigianato che, in questo mese di novembre, si concentra sulle professionalità più richieste dalle Pmi,

GLI OSTACOLI TUTTI ITALIANI ALLA CRESCITA FELICE, LI RICORDA L”AVVOCATO”
L’ultimo rapporto “Paying Taxes 2020” di Banca Mondiale e PwC, dice che le imprese italiane «sono le più tartassate in Europa, e più in generale nel resto del mondo, per quanto riguarda il carico fiscale (che comprende anche quello contributivo) ormai arrivato al 59,1% dei profitti commerciali a fronte di un peso globale del 40,5% ed europeo del 38,9%». “Il Messaggero” ricorda, inoltre, che «sono 238 le ore impiegate dalle imprese italiane per gli adempimenti fiscali, mentre 14 è il numero di pagamenti annuali». Su “Panorama”, il sociologo Luca Ricolfi rilegge invece un’intervista che la testata fece a Giovanni Agnelli nel 1984. Una chiacchierata «più che mai attuale», sostiene il docente, perché allora come oggi «per l’impresa l’ostacolo cruciale è lo Stato. O, meglio ancora, la pubblica amministrazione fatta di esosità fiscale, proliferazione dei centri decisionali, servizi pubblici scadenti, ipertrofia burocratica, inefficienza della giustizia civile, moltiplicazione degli adempimenti». Conclude, Luca Ricolfi: «Se oggi l’Italia è una società signorile di massa, che si illude di poter conservare un benessere che non ha più radici nel suo apparato produttivo, è anche perché la svolta, politica e culturale, che Agnelli auspicava nel 1984 – puntare sull’industria, contenere la voracità dell’apparato pubblico – non si è mai realizzata».

CITTA’ SMART, MA IL VERDE SI SALVA
Presentata la classifica di “ICity Rank”, realizzata da ForumPa su 107 Comuni capoluogo di provincia, che misura l’evoluzione delle città per essere «più vicine ai bisogni dei cittadini, più inclusive, più vivibili e più capaci di promuovere lo sviluppo adattandosi ai cambiamenti»,