Odontotecnici alla prova con il futuro: «Servono regole moderne»

Posted By Antonio Alivesi on Giu 8, 2018 | 0 comments


Quello che accade normalmente in Belgio, Danimarca, Grecia, Svizzera, Finlandia, Norvegia, Canada, Australia, in alcuni Stati degli USA e Sud Africa non accade in Italia: qui, all’odontotecnico è vietato il contatto con il paziente. E questo nonostante il recepimento della Direttiva 93/42/CE lo obblighi ad essere professionista sanitario.

Profilo professionale e percorso universitario: dove sono?
Alla Giornata europea dell’odontotecnico, che si è tenuta al Faberlab di Tradate, si è parlato anche di quanto ad una professione a tutti gli effetti sanitaria manchi ancora un profilo professionale e un percorso universitario dedicato. Lo chiedono a gran voce i giovani che ai laboratori odontotecnici guardano con attenzione, perché delle opportunità offerte dalle nuove tecnologie ne hanno colti tutti i vantaggi. E a questi non vogliono rinunciare.

Riconoscere la professionalità
Francesco Mai, ventisette anni, dice chiaramente che «il pieno valore dell’attività odontotecnica non è ancora riconosciuta da una parte dei dentisti e dei pazienti. Probabilmente, né gli uni e né gli altri conoscono veramente tutte le potenzialità di un professionista del settore. E questo è assurdo se pensiamo che il percorso scolastico dell’odontotecnico italiano è tra i più lunghi in tutta Europa». Per inciso, tre anni più due: tre per ottenere il diploma di Operatore Meccanico del settore odontotecnico (per esercitare la professione come dipendente), gli altri per poter ottenere l’abilitazione ad esercitare la professione in forma autonoma (dopo il superamento di un esame) o accedere al corso di laurea, ma solo in Medicina e Odontoiatria. Una laurea in Odontotecnica, anche se breve, non esiste.

Mani in bocca: In Europa si può
Spingendo ancora lo sguardo oltreconfine, aumenta il gap di casa nostra: in Danimarca, Finlandia, Regno Unito, Olanda e in alcuni cantoni della Svizzera agli odontotecnici si sono affidate, con una formazione aggiuntiva, competenze sanitarie. E le mani in bocca ce le mettono. Insomma, come sottolinea Stefano Lauro, cinquantaquattro anni, «in Italia il settore è regolamentato poco e male». E non si è ancora compiuto un passo importante: la presenza dell’odontotecnico nel team odontoiatrico, con le sue competenze tecniche specifiche, aumenterebbe la qualità del trattamento e il valore aggiunto nelle diverse fasi.

Formazione europea
In Italia siamo rimasti al 1928, anno del Regio Decreto che ancora oggi regolamenta l’attività degli odontotecnici. Questo ritardo colossale, ai giovani sta stretto: «I tempi cambiano, le richieste fatte da clienti e studi odontoiatrici sono in linea con l’avanzamento della tecnologia, concorrenza sleale e prezzi al ribasso stanno complicando un settore che, per molti giovani, è ancora affascinante. Stare al passo con i tempi presuppone una formazione che permetta ai professionisti italiani di essere a pari grado dei loro colleghi europei» afferma Mattia Rigoni, ventisei anni.

Dichiarazione di conformità: una certezza per i clienti
Pietro Cantini, cinquantanove anni, si allea con le nuove generazioni anche quando si tratta di tutelare i diritti dei pazienti attraverso un’informazione più mirata. E’ qui che entra in gioco la dichiarazione di conformità: «E’ un diritto del cliente quello di chiedere la dichiarazione per il lavoro svolto: materiali utilizzati, qualità e durata, provenienza, biocompatibilità, norme di utilizzo, controlli per il mantenimento in sicurezza, effetti collaterali e rischi dovuti all’uso del dispositivo. Insomma, si tratta di un certificato di qualità che denota serietà, professionalità e che rassicura il cliente». Non deve mai mancare.