Le multinazionali in Italia, la manodopera italiana in Svizzera

Posted By Daniela Montalbano on Gen 18, 2020 | 0 comments


COSA CI DOBBIAMO ATTENDERE? Valerio De Molli, Ceo di The European House Ambrosetti, scrive su “Il Sole 24 Ore” che «sul fronte geopolitico vediamo tre elementi di incertezza: il primo riguarda le elezioni americane, il secondo la Brexit (che potrà diventare una hard Brexit), mentre il terzo riguarda la necessità di trasformare il nostro intero ecosistema produttivo per renderlo sempre più sostenibile e scongiurare la catastrofe climatica». Di fronte a questo scenario, quale ruolo potrà giocare il Green New Deal? «Non potrà limitarsi a un insieme di azioni isolate, ma arrivare ad una visione sistemica capace di comprendere il mercato del lavoro, la formazione di nuove competenze e un indirizzamento della politica industriale».
The European House Ambrosetti si basa sui risultati di un sondaggio rivolto a 350 imprenditori e amministratori delegati «delle più rilevanti società italiane e multinazionali operanti in Italia». Prendendo a riferimento una scala che va da -100 (completo pessimismo) a +100 (massimo ottimismo), risulta in calo l’ottimismo sulla situazione a 6 mesi, che si riduce da 17,1 punti a 11,7, mentre per quanto riguarda il “sentiment” sull’occupazione, l’indicatore passa da un 2,6 a un 13,5.
Sostanzialmente stabili, o in leggera riduzione, le aspettative di investimento: «Il passaggio da Industria 4.0 a Impresa 4.0 – solo un esempio – ha portato, nel secondo trimestre dell’anno, a un calo degli ordinativi di macchine utensili del 31,4%».


CONTE RASSICURA LE MULTINAZIONALI: «INVESTITE IN ITALIA»Lo ha detto nei giorni scorsi, all’Università Luiss di Roma, di fronte ai big manager di Philip Morris, Nokia, Ericsson, Procter&Gamble, Peroni Asahi, Avio-General Electric, Toyota, Hitachi, Gucci, Nestlé, Siemen, Audi-Lamborghini, Solvay, Thales. Giuseppe Conte ha chiarito la questione: «Dovete credere nel nostro Paese», scrive “La Repubblica”. Perché? I motivi non mancano: fino al 2023, sottolinea il Presidente del Consiglio, «governeremo noi. E le azioni inserite nella nuova agenda del governo sono già state definite: una riforma fiscale seria accompagnata da una dura lotta all’evasione fiscale. Inoltre, sarà assicurata la formazione del personale tecnico delle imprese (che sosterrà la filiera che porta fino alle piccole e medie imprese) e il governo si spenderà per la digitalizzazione e la banda larga». Cosa frena le multinazionali? «In Italia processi sono troppo lenti, la situazione è incerta, si rischia di rimanere bloccati». Ma Conte ha assicurato che, anche su questo fronte, la macchina politica si metterà in moto «per riformare la giustizia civile, penale e fiscale».


TAGLIO DEL CUNEO FISCALE: TRE FASCE E FINO A 1.200 EURO L’ANNOE’ pronto il decreto per il taglio del cuneo fiscale per 14 milioni di lavoratori dipendenti. Si legge, su “La Repubblica”, che «l’operazione farà perno sul meccanismo del bonus Renzi di 80 euro che si rafforza, si allarga e si spezza in tre fasce».
– La prima fascia: tra gli 8mila e i 28mila euro avrà 100 euro al mese, cioè 1.200 euro all’anno. Dunque, gli attuali fruitori del bonus di 80 euro (tra gli 8mila e i 26mila euro) saliranno a 100, e in questa prima fascia entreranno anche coloro che guadagnano fino a 28mila e che fino, ad oggi, erano esclusi,
-La seconda fascia: va dai 28mila ai 35mila euro. In questo caso, il beneficio sarà decrescente: si parte da 28mila con 100 euro e si scende gradatamente a 80 euro a quota 35mila euro di reddito,
-La terza fascia: parte da 35mila con 80 euro e scende fino a zero a quota 40mila.


CANTON TICINO: IL 15% DELLE AZIENDE PRONTO AD ASSUMERELo scrive “La Prealpina” sulla base dei dati comunicati dalla Camera di commercio del Canton Ticino. L’inchiesta, condotta su 330 imprese (97 del settore industria-artigianato e 233 del comparto commercio e servizi) per un totale di 19.978 dipendenti, dice che il 74% delle aziende ha valutato favorevolmente l’andamento degli affari nello scorso anno. Per quanto riguarda i prossimi sei mesi, il 43% del campione «segnala aspettative soddisfacenti, mentre il 31% le giudica buone. Inoltre, in un anno le aziende che hanno investito sono passate dal 50% al 46%, però il 15% di quelle raggiunte dalla Camera di commercio ticinese dice di prevedere possibili assunzioni nel 2020, contro un 8% che, invece, ipotizza di doverle ridurre. Fatto sta, che le imprese ticinesi andranno a caccia di manodopera. E la notizia piace a chi ha un lavoro e a chi lo sta cercando».