Le mosse per evitare di andare a fondo (insieme all’Ue)

Posted By Daniela Montalbano on Nov 24, 2019 | 0 comments


L’Economic Outlook diffuso ieri dall’Ocse non dipinge un quadro positivo per l’economia mondiale. Quest’anno si stima una crescita globale del 2,9%, il tasso più basso dalla crisi finanziaria, evidenzia l’organizzazione parigina, secondo cui l’Italia crescerà dello 0,2%, mentre l’anno prossimo dello 0,4%.


A differenza di quanto stimato due settimane fa dalla Commissione europea, il 2020 non sarà un buon anno per la Germania, che dovrebbe passare da +0,6% a +0,4%. «Mettendo insieme quello che è successo anche solo negli ultimi tre mesi, tra governi saltati, elezioni che hanno cambiato il quadro politico, tensioni in Medio Oriente, rinvio della Brexit e impeachment negli Usa, in tutto il mondo ci sono situazioni anomale. Ed è difficile quindi avere un’economia regolare», ci dice Mario Deaglio, Professore di Economia internazionale all’Università di Torino.


L’Ocse ha visto al rialzo il Pil dell’Italia da -0,2% a +0,2%, ma, come del resto ha fatto mercoledì la Commissione europea, evidenzia il problema del nostro elevato debito pubblico. Cosa ne pensa?Ho sempre pensato che la previsione negativa di marzo dell’Ocse sul nostro Pil fosse troppo pessimista. È vero che ci sono grosse crisi aziendali, ma c’è anche un insieme di realtà sorprendentemente positive, anche nelle esportazioni. Sicuramente la nostra economia si porta dietro il peso di settori troppo maturi, come quelli dell’acciaio, problemi irrisolti di grandi imprese come Alitalia, oltre che il fardello del debito pubblico, che comunque è basso, parliamoci chiaro. L’idea diffusa nel corso dell’estate anche sui media per cui saremmo colati a picco è stata smentita dalla realtà, ma dobbiamo comunque cercare di migliorare la situazione sedendoci in primo luogo al tavolo europeo e negoziando pazientemente.


Quale dovrebbero essere l’oggetto di negoziazione? Dobbiamo anzitutto chiedere risorse per gli investimenti sul territorio e in ambito verde, tema su cui mi sembra ci sia una disponibilità della futura Presidente della Commissione Ursula von der Leyen. In cambio dovremmo garantire un’amministrazione pubblica che funziona meglio e costa meno. Certo questo non si fa in un anno, però bisognerebbe cominciare a realizzare qualcosa di ragionevole.L’Italia deve fare i conti con tanti tavoli di crisi e situazioni come quelle dell’Ilva e di Alitalia che rischiano di avere dei contraccolpi importanti per l’economia. Sull’Ilva ci sono due cose da dire. La prima è che il consumo di acciaio nelle economie avanzate è in diminuzione perché i nuovi materiali riescono ad avere delle prestazioni maggiori, soprattutto nelle produzioni che fino a dieci anni fa si sarebbero fatte solo con l’acciaio. Oggi c’è consumo importante solo nelle costruzioni e nelle infrastrutture. La seconda è che l’Italia ha certamente bisogno di mantenere una produzione di acciaio, perché non va bene dipendere dall’estero per questo, anche perché siamo la decima economia del mondo, ma occorre un po’ di visione nel medio termine. Se devo salvare l’Ilva e togliere risorse ai tanti settori di ricerca italiana, per esempio l’aerospazio, che sta andando benissimo, allora dico no.