La corsa a ostacoli verso la liquidità delude le imprese. Ma a fine aprile, si riapre

Posted By Daniela Montalbano on Apr 8, 2020 | 0 comments


SI’ ALLA RIAPERTURA DELLE AZIENDE. MA NON TUTTE E NON SUBITO
“I motori del Paese non possono restare spenti troppo a lungo”. Lo dice con convinzione Giuseppe Conte, altrettanto convinto quando afferma che “dobbiamo mantenere prudenza e rigore”. Sa bene, il Premier, che deve dare una speranza. Non solo quella dei dati, ma anche quella della ripartenza verso la normalità. Settimana prossima arriverà un nuovo Decreto per dare il via libera alla riapertura di alcune aziende. Le prime saranno librerie e cartolerie. Scrive il Corriere della Sera: “Gli scienziati hanno allentato un po’ sulle attività a basso rischio basandosi su una graduatoria rispetto ai codici Ateco. Agricoltori, edili e cassieri sono categorie a rischio basso o medio basso, mentre a medio alto o alto sono camerieri d’albergo, addetti alle mense e parrucchieri”. Le riaperture mirate riguarderanno anche la manifattura, in particolare la meccanica, l’edilizia e il commercio, soprattutto quello all’ingrosso. Si riapre applicando le misure di sicurezza: il minimo di affluenza negli uffici, lo smart working dove si può, i turni alternativi per chi va in sede a lavorare divisi per orario o per fasce giornaliere. Metro di distanza e ampio spazio tra le postazioni. Per fare acquisti ci si metterà in coda e si entrerà scaglionati, come accade ora. Per andare dal parrucchiere, nei centri estetici e in tutti gli altri luoghi che prevedono un contatto diretto o comunque ravvicinato, sarà invece necessario prendere appuntamento in modo da essere soltanto in due per stanza: lavoratore e cliente.

LIQUIDITA’ IN 50 GIORNI: UNA CORSA A (OTTO) OSTACOLI
Poter arrivare al pacchetto liquidità promesso dal Governo, non è facile. Anzi, sembra tanto una corsa ad ostacoli. Li elenca Milano Finanza:

📌autorizzazione Ue allo schema di garanzie pubbliche,
📌istruttoria della banca,
📌via libera della società Sace,
📌decreto autorizzativo Mef (per le aziende sopra i 5mila dipendenti o 1,5 miliardi di fatturato; comunque per ogni importo superiore ai 375 milioni di euro),
📌impegno a non distribuire dividenti per 12 mesi,
📌impegno a gestire i livelli occupazionali con i sindacati,
costi della garanzia in relazione alla dimensione dell’azienda e alla durata del prestito,
📌non essere classificati tra le esposizioni deteriorate della banca.Di tempi rapidi se ne può parlare riguardo i cosiddetti “prestiti automatici”, quelli al di sotto della soglia dei 25mila euro che, secondo MF, “verranno però richiesti da una piccola platea di imprese”.

LO STATO? PAGHI I SUOI DEBITI E AIUTI A FONDO PERDUTO PER CROLLO FATTURATI
“Se vuole aiutare le imprese, lo Stato dovrebbe pagare istantaneamente tutti i suoi debiti verso il settore privato, e fornire aiuti a fondo perduto agli operatori che hanno subito un crollo del fatturato”. Così Luca Ricolfi, ordinario di Analisi dei dati all’Università di Torino e presidente di Hume, l’associazione con la quale sta monitorando l’andamento dell’epidemia attraverso l’indice “Temperatura Italia” in un’intervista al quotidiano economico Italia Oggi. Prosegue, il professore: “Non c’è il rischio di una recessione profonda e duratura dell’economia, ma c’è la certezza. Purtroppo, per ora, il governo non sembra aver compreso le vere esigenze delle imprese. Si parla di prestiti a tasso zero garantiti dallo Stato, ma i problemi sono altri: pagare i fornitori e coprire i costi fissi quando il fatturato viaggia verso zero. Ma le sembra che un imprenditore a cui vengono a mancare alcune mensilità di fatturato può pensare di risolvere il problema aumentando l’indebitamento verso il sistema bancario? Che se ne fa di un prestito a tasso zero se ha un buco di fatturato del 20 o 30% rispetto all’anno precedente?”.