INVESTIRE SULLA FORMAZIONE E SUI GIOVANI: che l’Italia pensi ai giovani e poi allo spread

Posted By Antonio Alivesi on Ott 6, 2018 | 0 comments


DEFICIT ITALIANO AL 2,4%? BRUXELLES NON FA SCONTI A NESSUNO
Bruxelles attacca e l’Italia risponde. Con una manovra che ad oggi ha fatto lievitare lo spread ben oltre ogni previsione. Ma Bruxelles attacca: in Italia si deve evitare una crisi come lo è stata quella greca. E per farlo i ministri delle Finanze della zona euro, riuniti in Lussemburgo, hanno respinto gli obiettivi di finanza pubblica presentati dal ministro dell’Economia Giovanni Tria.

La politica italiana potrebbe mettere a rischio la stabilità della zona euro. Il governo Conte, però, ha approvato un piano triennale che prevede un disavanzo del 2,4% del Pil nel 2019-2021: l’Ue non è d’accordo. Perché il deficit al 2,4% rappresenta una deviazione molto, molto significativa degli impegni presi. Nel frattempo, a settembre, la spesa per interessi sui titoli di Stato è cresciuta di 400 milioni.

AUMENTA L’OCCUPAZIONE: LO “STRAPPO” SUI CONTRATTI A TERMINE
Una buona notizia: aumenta l’occupazione. Lo dice l’Istat nella sua analisi diffusa in agosto: i senza lavoro scendono al di sotto del 10%, i nuovi occupati in un mese sono 69mila (50mila permanenti, 45mila con contratti a termine), si registrano 26mila lavoratori autonomi in meno. Ma le aziende sottolineano che questi dati non hanno ancora incorporato il rallentamento dell’economia degli ultimi mesi. Però, un punto sul quale riflettere c’è: l’aumento dei contratti a termine (più di 351mila sul 2017). La corsa si spiega con la tagliola che arriverà sui contratti con l’entrata in vigore del Decreto Dignità: troppo stringente se rapportato alle reali necessità delle aziende che così tentano di prorogare il maggior numero possibile di questi contratti prima che finisca il periodo transitorio e allora arriva puntuale anche la “corsa” del governo, che annuncia: «In legge di bilancio ci saranno incentivi per le assunzioni a tempo indeterminato, dobbiamo lavorare per i contratti stabili». Parole di Luigi Di Maio.

I GIOVANI CHE RESTANO A PIEDI
Però, i giovani: che si fa? In Italia è occupazione record nel mese di agosto, ma il tasso di occupazione del 59% è fra i più bassi in Europa. E il tasso di occupazione dei 25-34enni è ancora 8 punti sotto il 2007, al 62%.

Dopo il crollo del 2013, è cresciuto di soli 3,3 punti percentuali in 5 anni. Nell’ultimo mese, gli occupati tra i 25 e i 34 anni di età sono saliti di un misero 0,2%. E il loro numero si è ridotto nell’industria, nel commercio, nella pubblica amministrazione.

E’ aumentata la precarietà e il part-time volontario. Scrive “La Stampa”: «Tutto ciò accade mentre il nostro Paese ha bisogno di giovani competenti e innovativi che possano valorizzare al meglio il proprio capitale umano nel mondo del lavoro

Dobbiamo incentivare i giovani ad attivarsi, a mettersi in gioco, dobbiamo aiutarli nella creazione di impresa perché possano essere realmente quegli agenti innovatori, nel pubblico e nel privato, di cui il nostro Paese ha enormemente bisogno». In sintesi: l’Italia si deve dotare di una strategia di sviluppo dell’occupazione giovanile, valorizzando le competenze di ognuno.

IMPRESA 4.0: INVESTIRE SULLA FORMAZIONE ON THE JOB
Non esiste alcuna ricetta, vero, però il direttore generale per la Politica industriale, la competitività e le Pmi al ministro dello Sviluppo economico, Stefano Firpo, non ha dubbi: da un lato includere un numero sempre maggiore di piccole e medie imprese nei processi di innovazione e trasformazione digitale, e dall’altro incentivare la formazione on the job. Dice Firpo: «Non capisco perché l’istruzione professionalizzante fatta fuori dalle università sia in tutto il mondo riconosciuta come un pilastro concorrente e alternativo ai percorsi universitari, mentre in Italia ci sia ancora diffidenza nel rafforzare questo strumento». Insomma bisogna insistere su Impresa 4.0 anche perché i numeri ne hanno decretato il successo: ad aver utilizzato fino ad oggi il Piano è stato il 50% delle grosse industrie, il 35-40% di quelle medie e il 20% delle piccole.

Iper e super ammortamento, poi, hanno generato nuovi investimenti in impianti di ultima generazione: però le potenzialità del 4.0 non sono ancora state sfruttate in pieno dalle aziende, nonostante gli incentivi fiscali, per questo anche Marco Taisch, docente del Politecnico di Milano – School of Mangement (Manufacturing Group), insiste sull’importanza di una formazione «che si deve indirizzare su target diversi, servono digital skill di base per i giovani delle scuole secondarie di secondo grado e delle università, che entreranno nel mercato del lavoro nei prossimi anni e serve formazione “sul campo” per i lavoratori che oggi operano su quelle macchine; oggi l’evoluzione tecnologica è repentina, e impone un adeguamento immediato».