Il voto delle Stelle e la grande scalata dell’autunno economico tricolore

Posted By Daniela Montalbano on Set 8, 2019 | 0 comments


Con un Governo che sta (ancora) come d’autunno sugli alberi le foglie, aggrappato all’esito del voto odierno del popolo pentastellato sulla piattaforma Rousseau, i quotidiani rimbalzano titoloni dedicati a una consultazione che convince a metà e solletica la ciliegia velenosa di Claudio Cerasa sul Foglio, che ricorda come in un recente passato, persino la Svizzera abbia adocchiato l’ipotesi della chiamata alle urne digitale, sollevando il no di esperti, politici e informatici, compatti nel ricordare che «il voto elettronico non è sicuro, è pericoloso, è a rischio manipolazione e può mettere a repentaglio la fiducia non solo nella democrazia rappresentativa ma anche in quella diretta». Una posizione durissima, solo parzialmente ammorbidita su La Repubblica da Riccardo Luna, che approva lo sforzo ma scomoda l’oracolo di Delfi per delineare il dubbio sullo strumento più che sull’opportunità – legittima – di interpellare i militanti.
Al netto di favorevoli e contrari, al futuro Governo (Conte 2 o di transizione o dei tecnici o elettorale) toccherà mettere mano a conti non facili perché, ricorda Fubini sul Corriere della Sera, «il percorso che tra sei settimane dovrebbe portare l’Italia alla Legge di Bilancio sembra già l’opposto di quel che è diventata la politica in un’estate di rivolgimenti: la manovra continua a sovrastare i partiti come una montagna».
Al centro del lavoro del premier e del duo giallorosso – scrive il Sole 24 Ore – «c’è la manutenzione di quota 100, con una riduzione della platea potenziale già l’anno prossimo e un possibile stop anticipato alla sperimentazione per chiuderla a fine 2020». E, ancora, «alla ricerca delle compatibilità economiche si lavora a nuove misure anti-evasione, a partire da un’estensione di fatturazione e scontrini elettronici a categorie che oggi ne sono escluse» mentre «al ministero dell’Economia è già stato elaborato un nuovo piano di spending review, dopo gli scarsi successi degli ultimi anni».
Altra mossa sullo scacchiere dei conti è «il taglio del cuneo, su cui si confrontano tre ricette: estensione degli 80 euro, con effetti anche sugli incapienti (per esempio con un’imposta negativa), un intervento su misura per i giovani e una sforbiciata ai contribuenti anche per agevolare il decollo del salario minimo».
E mentre resta bollente l’agenda dell’autunno-inverno, ribollono anche i conti degli italiani, con la Stampa che rilancia i rincari: nell’intero 2019, la spesa dell’energia per le famiglie italiane tipo registrerà un incremento del 13,5% per l’elettricità e del 10,5% per il gas naturale. Su del 28% la telefonica e del 14% l’Rc. A noi l’onere di ricordare il ruolo di Cenpi nella sterilizzazione dei prezzi.
Ben poco è invece possibile fare per un settore che, al contrario, ha tutte le voci in negativo: quello dell’auto, che sul mercato italiano segna una flessione del 3,1% per un totale di 89mila vetture vendute contro le poco meno di 92mila del medesimo mese del 2018. E la tendenza è in linea con tutti i primi otto mesi del 2019 (-3% a 1.325.162 mezzi). Segnali che preoccupano al pari della guerra dei dazi Usa-Cina, con il gigante asiatico che ha depositato all’Organizzazione mondiale del Commercio (WTO) un ricorso contro gli ultimi dazi americani che puntano a colpire 300 miliardi di dollari di import di beni made in China, in parte operativi dal primo del mese in corso.
Difficile, in un quadro tanto magmatico, scovare tra le mazzette notizie positive. Anche se, dal Sole 24 Ore, arriva la buona nuova fashion-green: Chiara Boni sdogana, per prima, la collezione a basso impatto ambientale, siglando una partnership virtuosa con Eurojersey e agguantando la certificazione europea Pef al servizio dei consumatori.


Chiudiamo con il Sole,e con il “peso” dei contanti che torna nel mirino dell’Unità di informazione finanziaria. Da ieri è infatti partito il monitoraggio mensile, da parte delle banche, sulle movimentazioni di contanti da 10mila euro in su. Banche e intermediari dovranno in pratica comunicare periodicamente gli “sforamenti”. Non una condanna. Ma un controllo sempre più serrato, quello sì.